Cannabinoidi: farmacologia, salute ed evidenze scientifiche

in #ita6 years ago (edited)
Da medico e da “quasi psichiatra” ho deciso finalmente di toccare un argomento molto discusso ma allo stesso tempo poco conosciuto. Poco conosciuto perché le informazioni che generalmente circolano dicono poco sulla realtà dei fatti, fondandosi più su ideologie e luoghi comuni. In questo post vi parlerò, attraverso le principali evidenze scientifiche, di droghe molto sottovalutate ossia i cannabinoidi.


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Autore: Sativaindica

Sistema endocannabinoide

Prima di tutto è importante ricordare che il nostro cervello possiede fisiologicamente un sistema endocannabinoide con importanti funzioni tra cui anti-dolorifiche, anti-convulsivanti, anti-spastiche e vasodilatatorie; esso è costituito da composti derivati dagli acidi grassi che, legandosi a specifici recettori collocati nel nostro organismo, in particolare nell’encefalo, garantiscono il normale funzionamento di questo prezioso sistema. Sono stati identificati due tipi di recettori cannabinoidi principali: CB1 e CB2. I primi sono espressi principalmente nell’encefalo e la loro attivazione produce effetti di tipo psicoattivo, i secondi sono invece maggiormente espressi nelle cellule del sistema immunitario e nelle cellule del sangue e risultano coinvolti nei processi legati all’infiammazione. Gli endocannabinoidi più studiati e noti, legandi di questi recettori, sono due: l’anandamide e 2-arachidonoilglicerolo (2-AG).

Fitocannabinoidi e cannabinoidi sintetici

Esistono sostanze capaci di mimare le azioni degli endocannabinoidi, attraverso un meccanismo di agonismo recettoriale, sia di derivazione naturale ( fitocannabinoidi) sia di derivazione sintetica, ossia creati in laboratorio.

I fitocannabinoidi vengono ricavati principalmente dalla pianta della cannabis (Cannabis Sativa L.) e, ad oggi, ne sono stati individuati più di 60 tipi tra cui i più famosi: cannabigerolo (CBG), cannabicromene (CBM), cannabidiolo (CBD), delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e cannabinolo (CBN). Tra questi, il THC è il composto della cannabis principalmente responsabile degli effetti psicoattivi, attraverso la sua azione sui recettori CB1; in particolare i recettori CB1 sono espressi in regioni dell’encefalo quali: gangli basali e cervelletto (coinvolti nel movimento), ippocampo e corteccia cerebrale (coinvolti nella memoria), zone del midollo spinale e sostanza grigia periacqueduttale (coinvolte nella modulazione del dolore). A differenza degli endocannabinoidi, il ligando esogeno va ad agire sul sistema in modo poco preciso e controllato, con diverse conseguenze sulla nostra salute. Tra gli altri tipi di fitocannabinoidi, avete sicuramente sentito parlare del CBD, composto senza azione psicoattiva, ma con importanti effetti analgesici, anti-infiammatori e ansiolitici.

I cannabinoidi di tipo sintetico sono creati in laboratorio con caratteristiche di agonisti totali dei recettori CB, al contrario del THC che è un’agonista parziale: questa differenza ovviamente si riflette sull’impatto che le sostanze hanno sulla psiche, determinando i primi un maggiore effetto rispetto al THC.
Alcuni esempi di queste sostanze sono: HU-210 (sviluppato in Israele, all’Università di Hebrew) e JWH-018 (sviluppato da un certo JW Huffmann); queste molecole vengono poi spruzzate sulle piante della cannabis per produrre le famose sostanze, famose nel mercato della droga, come “Spice” e “K2”.


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HU-210-struttura

Cannabis e THC

Ma che tipo di cannabinoidi si comprano principalmente sul mercato illegale?
I cannabinoidi che vengono venduti sono sostanzialmente a base di THC (con una concentrazione che può arrivare fino al 18%), molecola con importanti conseguenze sulle nostre funzioni cerebrali e la nostra salute mentale, così come riportato da numerosi studi ed evidenze scientifiche. Innanzitutto, possiamo affermare che gli effetti dei cannabinoidi non sono, come molti pensano, solo acuti ma anche cronici, in particolare a risentirne è la nostra cognizione ossia le nostre funzioni cerebrali.
Processi come l’elaborazione delle informazioni e la memoria vengono fortemente danneggiati da questa molecola esogena, con gravi conseguenze anche a lungo termine: alterata capacità di apprendimento, di attenzione, delle funzioni esecutive e decisionali. Questi effetti sono tanto più gravi quanto maggiore è la frequenza e quanto minore è l’età a cui si comincia a farne uso. Infatti, l’utilizzo in un’età delicata, come l’adolescenza, in cui il cervello è ancora in maturazione, può determinare un effetto neurotossico e un conseguente alterato sviluppo di importanti funzioni cognitive, che non è più possibile recuperare nemmeno dopo la cessazione dell’utilizzo.

L’altra possibile conseguenza dell’utilizzo dei cannabinoidi riguarda la salute mentale: è ormai comprovata l’associazione con lo sviluppo di disturbi psichiatrici che possono andare dalla semplice ansia alla più grave psicosi, ossia la perdita di contatto con la realtà che si manifesta con deliri e allucinazioni.
In particolare, è frequente un esordio psicotico in adolescenti in cui un eventuale predisposizione alla malattia mentale viene slatentizzata da queste sostanze. Tale evento si sta facendo sempre più allarmante, soprattutto con la diffusione di cannabis ad alta potenza, ossia con alto contenuto di THC (es. skunk); i tassi di incidenza di psicosi-indotte da sostanze si fanno sempre più alti così come i ricoveri nei reparti di psichiatria. Alcuni individui, infatti, presentano una predisposizione genetica che li rende più vulnerabili ai potenziali danni irreversibili della cannabis, mentre altri, con una genetica più fortunata, possono cavarsela con uno stato cronico d’ansia (l’azione ansiolitica è solo temporanea e in acuto, nel cronico si ha, al contrario, un aumento della quota ansiosa), una perdita della motivazione e una bella dipendenza (altro mito da sfatare è l’assenza di dipendenza da cannabinoidi, che viene attualmente curata nei servizi adibiti, come i SERT, al pari delle altre dipendenze da sostanze e non).

Infine, le ripercussioni sulla nostra salute non coinvolgono solo il cervello ma anche altri importanti organi: l’utilizzo di cannabinoidi è infatti associato ad un maggiore rischio di eventi cardiovascolari o di ictus, aumento di malattie polmonari croniche come BPCO e di tumore al polmone, inoltre ci sono diverse evidenze anche relative ad associazione con infertilità nell’uomo.

Cannabis ad uso terapeutico

Attualmente sono in uso, a fini terapeutici e in base alla legislazione di ciascun Paese, dei prodotti a base di cannabinoidi di diverso tipo. Ne sono un esempio il dronabinol e il nabilone, due agonisti dei recettori cannabinoidi. Negli Stati Uniti capsule contenenti il dronabinol sono stati approvati dalla FDA (Food and Drug Administration), già dal 1985, per il trattamento di nausea e vomito associati a chemioterapia, mentre dal 1992 anche per l’utilizzo nell’anoressia associata ad AIDS.
Attualmente altri ambiti in cui viene usata e prevede indicazione la cannabis terapeutica sono: il dolore cronico, gli spasmi muscolari associati a sclerosi multipla, glaucoma e traumi cerebrali/ictus.
In Italia, dal 2006, è stata autorizzata la prescrizione da parte di medici di preparazioni contenenti Dronabinol, da assumere sotto forma di decotto o per vaporizzazione; dal 2013 anche il Sativex, contenente sia THC che CBD, è stato autorizzato come farmaco prescrivibile da medici specialisti. La prescrizione di questo farmaco nel nostro Paese, secondo un decreto ministeriale del 2015, è prevista per le seguenti condizioni: dolore cronico o associato a sclerosi multipla e lesioni del midollo spinale, nausea e vomito associati a chemioterapia, radioterapia e terapia per HIV, perdita di appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS, nel glaucoma e nella sindrome di Tourette.

Questo tipo di cannabis consiste in preparazioni controllate, con una composizione quindi nota e definita; questa condizione è notevolmente diversa dalla cannabis reperibile nel mercato illegale, in cui non solo le percentuali di THC non sono controllate, ma non è possibile verificare nemmeno altri tipi di sostanze presenti potenzialmente pericolose.


Vaporizzatore cannabis terapeutica
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Cannabis legale “light”

Recentemente abbiamo visto spuntare dappertutto negozi di “marijuana legale”, grazie ad una legge entrata in vigore nel gennaio 2017. Secondo la circolare, emessa dal Ministero dell’Agricoltura, è consentita la coltivazione e la vendita di canapa con una concentrazione di THC < allo 0,2%, ma comunque senza nessuna conseguenza giudiziaria qualora la concentrazione arrivi, ma non superi, lo 0.6%.
La composizione di questo tipo di cannabis, ricavata dalle infiorescenze di Cannabis Sativa, infatti è soprattutto a base di CBD, il principio attivo privo di attività psicoattiva.
Tale svolta ha determinato la nascita di diverse controversie a riguardo, in particolare rispetto alla reale sicurezza di questo prodotto.
In realtà l’Istituto Superiore della Sanità, nell’aprile 2018, si è apertamente espresso negativamente rispetto alla vendita della Cannabis light in questo modo: “la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di cannabis o cannabis light o cannabis leggera non può essere esclusa”. Tra i motivi riportati vi sono la biodisponibilità non trascurabile del THC anche a basse concentrazioni, caratteristiche farmacocinetiche che non permettono di prevedere la reale concentrazione accumulata nei tessuti, un consumo che risulta non controllabile sia in frequenza che in quantità rendendo difficile prevedere dunque anche l’effetto a breve e lungo termine; non sono inoltre stati valutati i rischi connessi a condizioni cliniche particolari quali: età, patologie concomitanti, gravidanza, interazioni con farmaci e alterazione alla guida.


Fonti:

Consiglio superiore della Sanità
Cannabis e danni alla salute
Cannabinoidi e sistema endocannabinoide
Persistent cannabis users and neuropsychological decline

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Finalmente è uscita dal proprio guscio la @rosemeryedico-psichiatra. Non ho familiarità con questo tipo di sostanze, ma conoscere è essenziale. Un plauso alle tue nozioni in materia. Spero il mondo scientifico nazionale e non apprezzi il tuo elaborato.

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Ti ringrazio molto @moncia90, è un argomento per me molto importante e spero di aver contribuito ad aprire un pò la mente su certi aspetti. Penso che steemit sia anche una buona occasione per fare della "sana" informazione.

Bellissimo articolo Rose! Molto informativo e dettagliato e soprattutto in grado di mostrare i due lati della medaglia da un punto di vista scientifico ed obiettivo. Complimenti :)

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Una condizione comune è associata a stress prolungato o depressione. Anche mia figlia maggiore soffriva di questa terribile condizione. Ho dovuto correre al gran numero di medici, che potrebbero aiutare, ma il mio amico psicologo ha detto che è meglio provare a prendere caramelle gommose CBD, che favoriscono la normalizzazione dello stato mentale. Se sei interessato anche a questo, ti consiglio di andare al link olio di cbd e saperne di più.